giovedì 28 maggio 2009

I Gruppi di acquisto solidale.

Un modo diverso di fare la spesa scegliendo i prodotti in modo consapevole, senza carrelli né file alla cassa del supermercato. Ecco come comprare merce di qualità spuntando gli sconti migliori, perchè l'unione fa la forza..

C’è la parrocchia, la bottega del consumo equo e solidale, il centro culturale e quello studentesco. Single e famiglie che scelgono di comprare insieme beni d’uso quotidiano e per tutti vale la stessa parola d'ordine: solidarietà.
I Gas sono gruppi di acquisto solidale che partono da un approccio critico al consumo e hanno un obiettivo ambizioso: cambiare il mondo facendo la spesa. Acquistare insieme in modo consapevole e contribuire allo sviluppo dal basso di un’economia più sana, selezionando i fornitori in base a criteri di giustizia, solidarietà e rispetto per l’ambiente. Quel che conta di più è sapere cosa finisce sulla tavola e come è stato prodotto.

Complice la crisi economica italiana, i Gas si stanno diffondendo a macchia d'olio nel nostro paese e continuano a crescere. Il meccanismo è semplice e prevede il contributo di tutti gli aderenti che s'incontrano per definire i criteri d’acquisto e le modalità per la gestione degli ordini, scelgono che cosa comprare, in quale quantità e pagano in anticipo. Di solito a ogni prodotto acquistato dal Gas è assegnato un referente che raccoglie gli ordini e li invia al produttore, con il quale concorda una data e un luogo di consegna, che può essere un magazzino o semplicemente l’appartamento di un aderente al gruppo.

L'imperativo, quindi, è saltare tutta la filiera della distribuzione per comprare direttamente dal produttore, con il controllo diretto sulla qualità. Senza carrelli né file alla cassa del supermercato. Facendo massa, i consumatori riescono in genere a spuntare prezzi più vantaggiosi (uno studio del 2006 dimostra che talvolta si riesce a spendere fino al 40% in meno rispetto ai supermercati), risparmiano tempo e contribuiscono, nel loro piccolo, a stabilire un rapporto diretto e personale col territorio e coi piccoli produttori. La formula piace e il numero di aderenti si moltiplica di anno in anno. Rete Gas, l’anello di collegamento tra i gruppi italiani, sul suo sito ne raccoglie quasi 400.

venerdì 22 maggio 2009

Napoli, tolleranza zero sui rifiuti.

Un nucleo speciale e multe ad hoc: si rischia anche l’arresto. Nove tipi di contravvenzioni per lo smaltimento illecito, sanzioni fino a 619 euro. Giacomelli: “Differenziata ferma al 19 per cento”. In strada le minispazzatrici
Una task-force contro i reati ambientali, uomini sguinzagliati in città giorno e notte, multe salate e, per i casi gravi, anche l´arresto. Con ancora quasi 200 discariche abusive in città e una sequela di micro infrazioni quotidiane, a un anno dall´emergenza e dal decreto-rifiuti firmato Berlusconi (presentato esattamente il 21 maggio 2008), il Comune vara la linea dura. Nasce il Nucleo di polizia ambientale e viene creato un verbale ad hoc per chi commette reati contro l´ambiente (servizio del Tg9, ndr). Già sono scattate le prime 31 contravvenzioni, per oltre 10.000 euro. Il modulo per le multe (unico in Italia), simile a quello per le violazioni al codice della strada, ma specifico per chi imbratta, insozza, deturpa la città, contempla 9 tipi di contravvenzioni.
Le multe partono da 25,82 euro (per chi lascia il sacchetto dell´immondizia aperto) e arrivano a 619,75 euro (per chi abbandona i rifiuti ingombranti o anche i cartoni in posti non idonei o in orari sbagliati). In casi come lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi c´è anche l´arresto. L´assessore all´Ambiente, Paolo Giacomelli, e il generale Luigi Sementa, hanno creato per questo, all´interno della polizia municipale, un nucleo speciale: 3 ufficiali e 30 uomini. La struttura è nata da un ordine del giorno del Consiglio comunale presentato da Nino Funaro.
Secondo l´analisi dell´Asia, le aree utilizzate come deposito illegale di rifiuti di ogni genere sono 128, oltre alle 62 individuate anche dal Commissariato straordinario, come discariche di grosse dimensioni e soprattutto con rifiuti ingombranti ed ecologicamente pericolosi. In 42 di queste aree l´Asia ha già raccolto 3 mila tonnellate di rifiuti. Il direttore generale del Comune, Luigi Massa, annuncia l´utilizzo di ulteriori strumenti (come le auto civetta) per consentire agli agenti di contrastare il malcostume che porta, «singoli cittadini o grossi centri commerciali a depositare in modo “sbagliato” i rifiuti». «Da due settimane abbiamo una sede e siamo operativi - spiega il colonnello Aldo Carriola della polizia municipale - Tra il 4 e il 18 maggio abbiamo già multato 31 persone. Ed abbiamo avviato, per esempio, una campagna di controllo dei gommisti per verificare lo smaltimento dei rifiuti».
La polizia ambientale ha diviso la città in 5 maxi aree, che includono le 10 Municipalità. «Riceviamo numerose segnalazioni dai cittadini e fino ad ora avevamo difficoltà a smistarle, adesso abbiamo un interlocutore diretto», afferma l´assessore, Paolo Giacomelli. La differenziata? «Siamo fermi al 19 per cento, ma il primo luglio parte il porta a porta a San Giovanni, che coinvolgerà 30 mila abitanti e speriamo, magari con l´aiuto della Regione, di incrementare la raccolta stradale che tocca ben 800.000 napoletani». Tra le novità, Giacomelli parla anche di «minispazzatrici e aspirapolveri per lo spazzamento delle strade». Le nuove tecnologie, a breve operative in 4 zone della città, «miglioreranno lo spazzamento delle strade, ma c´è una trattativa in corso con i sindacati Asia

http://www.9online.it
repubblica.it

http://newsdeejay.blogspot.com/

Arpat: la Toscana ed i rifiuti pericolosi.

Da qualche mese ARPAT ha trasmesso alla Regione Toscana un rapporto aggiornato in merito alla situazione dei rifiuti speciali pericolosi in Toscana
Il rapporto esamina la produzione e gestione dei rifiuti speciali pericolosi nel 2006 - ultimo anno di disponibilità dei dati - ed il trend rispetto agli anni precedenti (2002-2006) sulla base delle sole informazioni rese disponibili dalle dichiarazioni MUD.
La fonte dei dati esaminati è costituita dalle banche dati delle dichiarazioni MUD che afferiscono ogni anno alla Sezione regionale del Catasto rifiuti (di seguito denominata SRCR) presso ARPAT tramite le Camere di Commercio, ai sensi della L.70/94 e degli obblighi derivanti dalla normativa di settore.
Nel 2006 sono state dichiarate in produzione circa 320.000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi.
Le province che contribuiscono maggiormente al totale (Figura 1) sono Livorno con il 30% (pari a 95.000 t circa) e Pisa con il 22% del totale (pari a 71.500 t). Si tratta in entrambi i casi prevalentemente di rifiuti pericolosi da trattamento rifiuti prodotti da alcuni grossi impianti (43.500 t per Pisa e 41.700 per Livorno) e di terra e rocce pericolose (18.500 t per Livorno e 8.500 t per Pisa) provenienti da lavori di scavo. Segue Firenze, che nel 2006 contribuisce per circa il 15% al totale regionale, mentre le restanti province mostrano produzioni inferiori al 10% con Lucca e Arezzo intorno al 7%, Pistoia e Grosseto a circa il 3,8%, Siena e Prato rispettivamente al 2,9% e al 2,3%.

Analisi del trend 2002 – 2006 per provincia e per CER

Nel periodo preso in esame (2002-2006) i quantitativi dichiarati di produzione di rifiuti speciali pericolosi si mantengono tra 275.000 t e 350.000 t (Figura 2).
La variabilità tra un anno e l’altro è attribuibile prevalentemente ai rifiuti secondari (rifiuti da gestione rifiuti); più lineare quella associata ai rifiuti primari (rifiuti prodotti prevalentemente dai settori agricolo, manifatturiero e terziario).
Sotto il profilo delle tipologie specifiche invece quelle più soggette a variazione riguardano:

- rifiuti da prospezione o estrazione (CER 01): sono sempre associati alla provincia di Firenze e in particolare ai cantieri dell’alta velocità. Si tratta per lo più di rifiuti prodotti durante le operazioni di scavo

- rifiuti dei processi chimici inorganici (CER 06): l’anno 2002 è caratterizzato da una produzione elevata di questa tipologia di rifiuti (32.500 t) a carico dell’azienda di lavorazione dell’acido borico di Pomarance (PI). Negli anni successivi a causa della cessazione di attività dell’azienda questi rifiuti subiscono una drastica diminuzione e i quantitativi residui sono a carico di più aziende.

- oli esausti (CER 13), il quantitativo del 2002 (42.000 t circa) era dovuto in gran parte (32%) a una produzione straordinaria a Livorno, centro di stoccaggio provvisorio per il Consorzio Oli Usati. Questi, destinati a una raffineria sarda che nel 2001 aveva subito un fermo impianto, erano stati allontanati in un’unica spedizione alla ripresa dell’attività del destinatario. Negli anni seguenti i quantitativi si mantengono intorno alle 25.000 t e sono imputabili a varie aziende di gestione rifiuti e di produttori primari

- rifiuti da trattamento meccanico di rifiuti (CER 19): mostrano una variabilità più contenuta dal 2002 al 2004, con valori compresi tra 50.000 e 30.000 t, si assiste invece ad forte aumento nel 2006 con oltre 100.000 t. Questo incremento (+68.500 t) per il 48% è imputabile a miscugli di rifiuti pericolosi (CER 190204) e per il 24% a rifiuti parzialmente stabilizzati (CER 190304), prodotti da soggetti gestori e diretti per lo più all’estero in impianti tedeschi.

Si mantengono costanti nel tempo:

- i rifiuti da processi chimici organici (CER 07) e sempre intorno a 20.000 t,

- i rifiuti da trattamento chimico dei metalli (CER11 – 10.000 t ),

- i rifiuti dalla lavorazione di metalli e plastica (CER 12) per circa 14.000 t

- e i rifiuti sanitari (CER18) con circa 9.000 t.

Mostrano nel tempo valori piuttosto elevati:

- i rifiuti inerti (CER 17): sono sempre superiori alle 50.000 t con un picco nel 2004 (circa 80.000 t) in concomitanza con una bonifica a Massa. In generale le terre e rocce (CER 170503) rappresentano sempre oltre un terzo del totale e sono spesso associate a interventi di bonifica: oltre al caso già citato di Massa si segnala per il 2002 anche la bonifica nello stabilimento di lavorazione dell’acido borico di Pomarance

- i rifiuti non specificati (CER 16): dal 2004 il quantitativo complessivo si mantiene superiore alle 40.000 t e la categoria con i maggiori quantitativi è quella dei veicoli fuori uso e dei rifiuti prodotti dalla loro bonifica (CER 1601, 20.000 t circa).

L’esame della produzione dichiarata di rifiuti speciali pericolosi per ambito geografico (Figura 3) mette in luce che nel periodo preso in esame le variazioni più significative interessano le province di:

Massa: i valori più alti di produzione registrati nel 2004 e 2005 rispetto al 2006 sono da attribuire ai rifiuti derivanti da bonifica, prevalentemente terre contaminate

Pisa
: il quantitativo di circa 84.000 t del 2002 è relativo in buona parte ai rifiuti chimici prodotti dalla lavorazione dell’acido borico, cessata negli anni successivi, e a terre e rocce contaminate a carico della stessa azienda. Dopo un periodo di sostanziale stabilità (con quantitativi di produzione intorno a 30-35.000 t), nel 2006 si assiste ad un aumento significativo dovuto a rifiuti secondari di varia natura di alcuni soggetti gestori di rifiuti.

Livorno: fino al 2005 mostra valori intorno alle 50.000 t, nel 2006 invece si attesta intorno a 95.000 t confermandosi come provincia maggior produttrice di rifiuti pericolosi (circa 30% del totale) a causa di terre e rocce di bonifica (CER 170503) e di rifiuti da trattamento rifiuti (CER 19) prodotti da importanti centri di gestione.

Firenze: i valori dichiarati sono in progressiva diminuzione dal 2002 con una contrazione complessiva del 52% al 2006 imputabile, in larga parte, ai rifiuti da prospezione o estrazione (CER 01) prodotti dai cantieri dell’alta velocità (diminuzione rispetto al 2002 di 26.000 t: -94%).

giovedì 21 maggio 2009

Autovelox !

http://motori.corriere.it/varie/09_marzo_13/autovelox_cassazione_564e1af4-0ff3-11de-948b-00144f02aabc.shtml

DECISIONE DELLA SUPREMA CORTE
La Cassazione: autovelox da segnalare 400 metri prima, altrimenti è
una truffa
La sentenza ribadisce il principio di una circolare del ministero: no
ad apparecchiature nascoste

ROMA - Gli autovelox devono sempre essere segnalati. E quanto
stabilisce una sentenza della Cassazione che mette uno stop agli
autovelox utilizzati in maniera scorretta - solo al fine di rispondere
alle esigenze di cassa dei Comuni o delle società private che hanno in
appalto il servizio - e sottolinea che gli apparecchi devono essere
segnalati agli automobilisti almeno 400 metri prima dal punto della
loro collocazione. In caso contrario gli stessi autovelox possono
venire sequestrati dall'autorità giudiziaria e i titolari della
società di rilevamento rischiano l'incriminazione per truffa.

SEQUESTRO - La Cassazione con la sentenza 11131 ha confermato il
sequestro di alcuni veicoli e autovelox della società Speed Control
attiva nei comuni calabresi di Fiumefreddo Bruzio, Belmonte Calabro e
Longobardi (Cosenza). Gli apparecchi erano stati messi in funzione
senza essere segnalati con chiarezza e in anticipo. Ad avviso della
cassazione, è corretta la tesi accusatoria della Procura di Cosenza in
base alla quale l'attività di rilevamento così svolta «era
intenzionalmente preordinata a trarre in inganno gli automobilisti, in
contrasto con lo spirito della normativa in materia diretta a
reprimere incidenti più che a reprimere». I giudici ricordano che la
circolare del Ministero dell'Interno - del 3 agosto 2007 - prescrive
«la segnalazione almeno 400 metri prima del punto di collocamento»
dell'autovelox. Invece la società, che riceveva un compenso per ogni
multa riscossa, occultava gli apparecchi a bordo di macchine di sua
proprietà in modo che nessun automobilista potesse accorgersi della
presenza di autovelox.

MULTE DA ANNULLARE - Esulta il Codacons, una delle associazioni di
consumatori che ha sostenuto varie battaglie su questo tema. «Con la
decisione di oggi la Cassazione ha stabilito che gli apparecchi devono
essere segnalati agli automobilisti almeno 400 metri prima dal punto
della loro collocazione. E' una decisione sacrosanta - dice il
presidente del Codacons Carlo Rienzi - perchè limita il malcostume
delle amministrazioni comunali di utilizzare tale strumento di
controllo della velocità unicamente con lo scopo di fare cassa e non
con la finalità di garantire la sicurezza stradale. Ora i Comuni
devono annullare d'ufficio tutte le contravvenzioni elevate da
autovelox non segnalati almeno 400 metri prima. In caso contrario, si
preannunciano migliaia di ricorsi, tutti accolti, da parte degli
automobilisti, che potrebbero mettere in crisi le casse comunali»

martedì 19 maggio 2009

Noemi: Investe sugli Immobili !

Bellezza e gioventù sono notoriamente beni effimeri. Meglio, allora, puntare sul mattone, che fa comodo anche se per qualche settimana ci si trova a essere, come Noemi Letizia, la diciottenne più famosa d'Italia. E non solo d'Italia: ieri il Times ha corretto il suo articolo di sabato, precisando che con la frase «Spero che il Signore faccia per lui quel che non ha fatto per me», la madre di Noemi, Anna Palumbo, non intendeva riferirsi al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ma proprio al Signore, cioé al Padreterno.

Tornando invece alle cose terrene, la neodiciottenne Noemi può già guardare al futuro con una certa tranquillità: possiede infatti un'abitazione a Portici, in via Libertà, già dal giugno del 2003, mentre nei confini di Napoli risultano un'altra abitazione in via dell'Ortigara, in suo possesso dal dicembre 2005, un'altra ancora in via Capodichino, trasferitale dal 1995 e un negozio in Corso Secondigliano con annesso vano, nella sua disponibilità dal maggio 2002.

Nessuna delle proprietà risulta di particolare pregio né di lusso; ma certo l'abitudine dei genitori, Benedetto (detto Elio) Letizia e Anna Palumbo, di intestare le proprietà alla figlia riservandosi però il diritto di abitazione ha finito per radunare nelle mani di Noemi un buon numero di vani. Sedici, per l'esattezza.
I cinque di Portici (abitazione A2, di tipo civile) con diritto di abitazione riservato ai genitori; altri cinque in via Cupa Capodichino (abitazione A3, di tipo «economico») donati nel 1995 dal padre a Noemi e al fratello (poi scomparso in un incidente) e ugualmente gravati dall'obbligo di garantire al donante e alla madre la facoltà di abitarvi; altri quattro vani (ancora categoria A3) in via dell'Ortigara, acquistati nel febbraio 2006, sempre garantendo proprietà a Noemi e dimora ai suoi genitori; e infine i due vani del negozio e del vano di tipo «ultrapopolare» (un «basso», verosimilmente) appartenuti ai nonni fino al 2002, in corso Secondigliano.

Gli archivi segnalano anche una proprietà (A3, di tipo economico) per Benedetto Letizia in quel di Scalea, in provincia di Cosenza, sulla costa tirrenica della Calabria. Proprio su questo immobile è stata cancellata nel 2005 una ipoteca a favore della società di riscossione GestLine per circa 41 mila euro.

La proprietà di questo immobile viene ancora attribuita dal Catasto anche al fratello Juri: anche per questa casa si può quindi immaginare lo stesso atteggiamento prudente di suddividere diritto di proprietà e diritto di abitazione. Un accorgimento utilizzato spesso da chi ha attività in proprio e vuole preservare le proprietà da eventuali rovesci. Comporta, certo, il passaggio in tribunale per ogni acquisto che coinvolge figli ancora minorenni, ma ha il vantaggio di aumentare la tranquillità. E la famiglia Letizia di attività imprenditoriali in proprio ne ha già avviate diverse in passato, alcune ancora attive, altre cessate da tempo.

Nella prima categoria compare l'impresa individuale Anna Palumbo, una edicola ancora in vita, benché pochi mesi fa affittata a terzi: l'atto notarile, redatto lo scorso 13 marzo, prevede l'affitto dell'attività fino al 12 marzo del prossimo anno, con un canone fissato in 400 euro al mese.
Ma la madre di Noemi, in veste di socio accomandatario, figura in altre due società avviate agli inizi degli anni novanta, e poi cessate.
Si tratta della Juri Sas e della Letizia Sas di Anna Palumbo. La prima è un negozio di alimentari cancellato dal registro delle imprese il 3 dicembre del 1999. L'attività è durata dieci anni e ha visto Anna Palumbo in veste di accomandatario e il marito Benedetto come accomandante. La Letizia Sas, operante nella vendita di articoli di abbigliamento e maglieria, è stata invece liquidata nel 2006, dopo essere stata iscritta dieci anni prima. Anche in questo caso i coniugi Letizia ricoprono le stesse posizioni: Anna Palumbo accomandatario, Benedetto Letizia accomandante insieme a Maria Ruotolo, classe 67, residente sempre a Napoli.

Bisogna spostarsi nella Euro Parfum di Letizia Dario & C Sas per vedere una composizione dei soci-amministratori un po' diversa. La Euro Parfum è una tabaccheria profumeria, sempre con sede a Napoli. In questo caso Benedetto Letizia compare insieme al parente Dario Letizia che ha la responsabilità di socio accomandatario, e Monica Letizia, accomandante.

www.sole24ore.com

mercoledì 13 maggio 2009

Marocchino fa causa all'Atm per fare l'autista .

Un marocchino 18enne, dal 2004 regolarmente in Italia, dove si è diplomato, ha presentato ricorso al tribunale del lavoro perché vorrebbe presentare domanda di assunzione ad Atm, ma pur avendo il curriculum giusto non può farlo perché un Regio decreto del 1931 (che è ancora legge in merito al personale dei trasporti urbani in regime di concessione) proibisce di assumere extracomunitari.

Il marocchino chiede al tribunale del lavoro di dichiare discriminatorio, ai sensi del Testo unico sull'immigrazione, il comportamento di Atm e di costringerla a esaminare le domande di assunzione degli extracomunitari regolari. Ad assistere il giovane immigrato sono l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione e Avvocati per niente onlus. «Siamo favorevoli a contribuire a ridiscutere le leggi che regolano il settore». Questa la presa di posizione ieri di Atm, che tramite il presidente Catania si era già espressa a riguardo due mesi fa: «Siamo pronti a fare mille assunzioni in tre anni, ma non troviamo gente da assumere ». Non trovando personale in Lombardia, Atm ha spesso pescato in meridione. Ma lo stipendio non è più considerato allettante: «Il regio decreto è superato, antistorico e inadatto a gestire aziende moderne orientate all’efficienza per erogare servizi ai cittadini» aveva detto Catania.

Scompare il diritto di asilo, domani si vota la fiducia sul ddl sicurezza.

Il governo va avanti con le deportazioni di massa dei migranti che arrivano via mare. Parte dell'opposizione applaude. Intanto cresce la preocuppazione per la deriva italiana che impedisce il rispetto del diritto di asilo. Domani la camera vota la fiducia sul pacchetto sicurezza.

«Siamo molto preoccupati che il diritto d’asilo venga sottoposto a ulteriori restrizioni. Bisogna pensare che nel 2008 il 90 per cento dei richiedenti asilo sono arrivati via mare, quindi se adesso viene messa questa barriera ‘fisica’ vuol dire che quelle persone che avrebbero tutto il diritto di chiedere asilo in Italia verranno invece direttamente respinte in Libia, dove è noto che non c’è un sistema di accoglienza, né la possibilità di fare richiesta di asilo. E neanche la certezza che non vengano rispediti dal paese stesso da cui sono fuggiti». Il direttore del Cir Christopher Hein esprime forte preoccupazione per la deriva securitaria che ha travolto l’Italia in quest’ultima stagione del governo Berlusconi. Una stagione che potrebbe vedere a giorni la propria consacrazione grazie all’approvazione del tanto discusso ddl 2180, il famigerato pacchetto sicurezza, per il quale domani verrà votata la fiducia, in attesa del voto definitivo della camera previsto per giovedì 14 maggio.

Per il governo, finora impegnato a non scontentare la Lega, fin troppo paziente di fronte al ritiro di norme dichiaratamente xenofobe come la proposta dei «medici-spia» o dei «presidi-spia» – i cui obiettivi verranno ora demandati agli effetti del «reato di clandestinità» – è giunto il momento di cambiare rotta e fare propria la linea dura della Lega, con l’obiettivo di ammaliare l’elettorato verde. Anche se il Carroccio, dagli stati generali, ci tiene a chiarire con la voce di Umberto Bossi: «Stiamo facendo proseliti», incalzato da Calderoli che tradisce il contenzioso: «Tanto tra l’originale e l’imitazione, tutti scelgono l’originale: di Lega ce n’è una sola».
Così, mentre il premier Silvio Berlusconi dichiara che «la sinistra era ed è quella di un’Italia multietnica: la nostra idea non è così, è quella di accogliere solo chi ha le condizioni per ottenere l’asilo politico», in molti si domandano come sarà possibile accogliere rifugiati, se i potenziali aventi diritto – soprattutto con l’entrata in vigore dei pattugliamenti congiunti italo-libici del 14 maggio – verranno fermati in acque internazionali e «rispediti al mittente», come è accaduto in questi giorni.
«Si sa che la grande maggioranza dei richiedenti asilo non possono entrare attraverso i canali regolari – spiega Hein – e precludere in questo modo anche le possibilità di ingresso irregolare, o come viene prospettato nel pacchetto sicurezza, renderla addirittura un reato, effettivamente del diritto d’asilo non c’è più traccia. É un problema che non riguarda solo l’Italia: se facesse scuola, e altri paesi dovessero seguire l’esempio italiano, avremmo un problema enorme a livello di diritto internazionale».

Intanto, non restano in silenzio le molte voci contrarie a un’Italia fatta di spie, sedili riservati, bambini non registrati e genitori rinchiusi. A iniziare dalle tante realtà cattoliche, tra cui le Acli, la Caritas, il Centro Astalli, la Comunità di Sant’Egidio e la Fondazione Migrantes, che hanno espresso «viva apprensione» per le norme proposte, e presentato un nuovo appello al governo e ai parlamentari per «soluzioni legislative che sappiano coniugare la tutela degli interessi dello stato con il rispetto della dignità umana», con l’approvazione della Cei, che risponde direttamente al premier chiarendo che «la società interculturale c’è già». E alle tante organizzazioni nazionali e internazionali che fin dal principio hanno duramente criticato il decreto – difendendo in particolare il diritto alla salute e all’istruzione, tra cui l’Onu e l’Alto commissariato per i rifugiati, Amnesty international, Emergency, Medici senza frontiere, Save the children e molte altre – si aggiunge ora anche la voce autorevole di Thomas Hammarberg, il commissario per i diritti umani del consiglio d’Europa, che chiede all’Italia di smetterla con i respingimenti, definendo l’iniziativa «molto triste», perché «mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d’asilo».

La sorpresa, piuttosto, viene da quella che, definita «opposizione», sempre più spesso sembra invece trovare sintonia con le iniziative del governo, per lo meno in sede di votazione. Un Pd nuovamente diviso tra voci contrarie al decreto, come nel caso della vicepresidente dei deputati Pd Marina Sereni che definisce «disumane» le norme contenute nel pacchetto sicurezza, e molte altre favorevoli, a cominciare dalle dichiarazioni di Piero Fassino, che nei giorni scorsi aveva giudicato «regolare» la procedura di respingimento dei nuovi arrivi via mare, spiegando inoltre che la verifica, preventiva al respingimento, della presenza tra gli arrivi di aventi diritto all’asilo sarebbe una procedura troppo complessa. Crisi d’identità, invece, per Massimo D’Alema, che interviene per rivendicare la paternità del centrosinistra dei respingimenti, che «non sono un’invenzione di Maroni», mentre Rutelli, definendo «ipocrite» le politiche di accoglienza e integrazione, incassa addirittura i complimenti di Rotondi.

http://www.carta.org

Veronica ha scelto: contro Silvio in campo l'avvocato di Eluana.

Maria Cristina Morelli è tornata di corsa dalle vacanze: «Posso solo dire che non c’è ancora alcun atto formale»

Sono una persona normale che di mestiere fa l’avvocato», taglia corto Maria Cristina Morelli, il legale del Foro di Milano che Veronica Lario ha scelto per essere difesa davanti ai giudici della nona sezione del Tribunale nella causa di separazione dal marito, Silvio Berlusconi. «Non abbiamo ancora depositato alcun atto formale», aggiunge solo l’avvocato Morelli. La scelta di Cristina Morelli, un nome trapelato dopo molti boatos su chi mai si sarebbe assunto con una lauta parcella l’onere di riportare per l’ennesima volta Berlusconi davanti ai giudici (ma in questo caso per ragioni familiari) è destinata a suscitare insieme allo stupore alle invidie dei suoi più celebri colleghi ancora più clamore politico-mediatico. «Finalmente una persona di cui mi posso fidare fino in fondo», aveva detto di lei lady Veronica. E aveva poi descritto il suo avvocato, richiamato con urgenza a Milano dalle vacanze, come una professionista lontana dallo star system e dalla politica.

«Voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore», dixit Veronica. Nessun matrimonialista di grido in campo, nessuna toga specializzata in divorzi miliardari; da escludere - ovviamente - un qualche avvocato legato all’impero berlusconiano. Certo però quando Veronica Lario ha comunicato il nome di Morelli e il suo numero di telefono a Nicolò Ghedini, il deputato e fido avvocato del Cavaliere, non può che essersi assai turbato. L’inatteso ingresso sulla scena di Cristina Morelli per l’addolorato marito-premier Berlusconi in piena campagna elettorale è davvero una grana in più. Quarantasette anni, alta e molto magra, occhiali, single, Morelli anche fisicamente è donna assai lontana dal genere femminile preferito dal Cavaliere. Brillante e preparata civilista l’avvocato di Veronica è una persona assai riservata. «Ho sempre pensato che per il mio mestiere i rapporti con i media siano incompatibili», dice. Certo non possiede tessere di partito ma da tempo Cristina Morelli si batte con convinzione su un fronte assai delicato: è, infatti, una dei giuristi più impegnati e ascoltati della Consulta di bioetica di Milano che da anni sostiene la necessità di modificare il codice per introdurre anche in Italia norme contro l’accanimento terapeutico e per una «buona morte».

Non a caso i suoi clienti più illustri prima del divorzio Berlusconi sono stati i genitori di Eluana Englaro ai tempi in cui iniziò il calvario giudiziario della giovane di Lecco in stato vegetativo permanente. «Cristina è una persona molto intelligente, nel suo mestiere è un vero mastino»; «E’ una ragazza in gamba molto stimata dai giudici»; «E’ troppo intransigente in una materia dove occorre saper mediare, evitare dannosi conflitti soprattutto per tutelare i figli di una coppia che si separa». Sono alcuni commenti (in verità più positivi quelli dei magistrati che quelli degli avvocati) su Morelli raccolti, a patto dell’anonimato, nei corridoi della nona sezione. Nata a Soresina in provincia di Cremona, laurea alla Statale di Milano, iscritta all’Albo degli avvocati dal 1991, cassazionista dal luglio 2007, Cristina Morelli, di famiglia non ricca, tutta carriera niente mondanità, ha avuto due maestri, il professor Bruno Cavallone, docente di procedura civile alla Statale e l’avvocato Laura Hoesch. Con Hoesch, famosa matrimonialista molto accreditata negli ambienti milanesi di sinistra, Morelli è rimasta fino a quando una decina di anni fa ha aperto un suo studio, in via Fontana accanto a palazzo di Giustizia.

Una sola linea telefonica, nessun sito: sobria nello stile e nel fisico. Grazie al giudice Amedeo Santuosso, uno dei magistrati più competenti in materia bioetica, l’avvocatessa si avvicina a fine Anni Novanta alla Consulta di bioetica. Ricorda Carlo Alberto De Fanti, il neurologo di Eluana Englaro: «Cristina con Santuosso fa parte del team di giuristi che ha elaborato con noi la "Biocard", un modello di testamento biologico che lanciammo senza successo più di 10 anni fa. In quel periodo vennero da noi in Consulta a cercare aiuto i coniugi Englaro; fu automatico indirizzarli a Cristina». E’ la giovane avvocatessa Morelli, ambiziosa legale dalle cause impervie, a scegliere d’ utilizzare la figura del tutore dell’interdetto per consentire a una persona incapace di esprimere la propria volontà attraverso un rappresentante.

Nel 1997 Beppino Englaro diventa tutore della figlia: la lunga e clamorosa battaglia legale ha inizio. Nel dicembre 1999 la Corte di Appello di Milano rigetta la richiesta di rifiuto delle cure ma non solleva obiezioni sul punto. Morelli, in una delle sue rare dichiarazioni, afferma: «E’ un passo importante delle giurisprudenza perché si ammette che anche le persone nello stato di Eluana possano esercitare il diritto di dare o negare il consenso informato alle cure attraverso un rappresentante». La via di Eluana è tracciata. Cristina Morelli, quando esplode il caso Englaro, non appare mai in tv, non manca però a nessun dibattito organizzato a Milano dalla Consulta. Veronica e Cristina, due donne toste e tutte e due pro Beppino Englaro. «E’ stato linciato. Non doveva essere permessa una cosa del genere», aveva confidato a «Repubblica» Veronica Lario. Per Silvio Berlusconi paladino della vita, ben più che un divorzio si prospetta un lacerante strappo.

Figlia di un politico pedofilo Ma è solo la Noemi attrice

Noemi Letizia farà un film. Scritturata prima dell’onda mediatica che l’ha travolta (per la partecipazione del premier alla festa per il suo diciottesimo compleanno), la ragazza di Casoria interpreterà la figlia di un politico «pedofilo e corrotto», spiega il produttore, «ma lei lo denuncerà quando si renderà conto che il genitore ha abusato di una sua amica, anche lei minorenne». camorra live show La “pericolosa” trama appartiene a “Camorra Live Show”, una specie di seguito di Gomorra.

«Per la parte è stata scelta Noemi, ma non ha ancora firmato il contratto. Perciò potrebbe decidere di tirarsi indietro all’ultimo minuto. Le sue scene, d’altronde, sono in calendario per martedì 19 maggio». Ancora per una settimana, dunque, non c’è niente di certo. Tra le scelte insolite c’è anche quella di girare un film di camorra in Veneto. «Una decisione presa per ragioni di sicurezza», spiega ancora il produttore Massimo Emilio Gobbi, «Gli interni non rappresentano ovviamente alcun problema, mentre per gli esterni abbiano pensato di appoggiarci prevalentemente a Chioggia, dove ci sono scenari simili a quelli napoletani».

Un test per trovare il razzista che c'è in te.

Facciamo un test: il tuo quartiere è lercio. A chi dai la colpa?
A chi ti governa ed è responsabile della pulizia e del decoro delle città oppure agli immigrati?

Nella tua città aumentano i reati. A chi dai la colpa?
A chi ti governa e non mette la polizia in condizione di controllare il territorio oppure agli immigrati?

Hai un lavoro precario e mal pagato, servizi pubblici inefficienti e paghi ogni centesimo delle tue tasse. A chi dai la colpa?
A chi ti governa e, pur avendoti raccontato un sacco di frottole in campagna elettorale, non fa niente (se si escludono le sue vicende private...) oppure agli immigrati?

Noi ci fermiamo a tre domande, ma potremmo andar avanti così fino a farne dieci, venti o una per ogni punto delle promesse elettorali di Berlusconi e della destra. Ma il concetto è chiaro. Il quotidiano Libero no, non si ferma. Il giornale diretto da Vittorio Feltri, quello che pubblica a puntate 15 fascicoli sulla vita di Berlusconi dal titolo “Vita, conquiste, battaglie e passioni di un uomo politico unico al mondo”, spinge sull'acceleratore del razzismo e pubblica un test in dieci domande “Chi è più razzista? La Lega o la Sinistra”. Domande del tipo: “Un gruppo di clandestini ubriachi è solito pisciare proprio nell'aiuola dei giardinetti pubblici in cui tuo figlio gioca con i suoi amici. Come reagisci?”. E risposte che vorrebbero essere divertenti come: “A-Mi arrabbio come un serpente a sonagli. B-Non lo apprezzo ma lo giustifico, vista la difficile condizione in cui si trova a vivere questa povera gente. C-Non saprei, mio figlio e i suoi amichetti sono iscritti al Tennis Club e non vanno ai giardinetti”.

La teoria di Libero, spacciata con il test, è che il primo tipo di risposte appartengono al “borghese” che ha scelto di stare a destra, uno che lavora duro e che non vuole immigrati tra i piedi. Il secondo tipo di risposte è di quei “cattolici” che vivono nel mondo delle fiabe, hanno il parroco no global e amano la tolleranza e l'apertura verso il prossimo. E, infine, quelle del terzo tipo sono quelle della sinistra radical chic che ama gli immigrati, soprattutto dopo che hanno indossato la livrea. Insomma, tra deprimenti frizzi e lazzi la ricetta di Libero è semplice, come può apparire semplice il populismo: “Gli immigrati? Ributtiamoli a mare e staremo tutti meglio”. Chi glielo spiega al “borghese razzista”, come lo chiama Libero, che la sua condizione cambia poco anche così?

http://www.unita.it/file/84_libero-primapagina-12%2005%2009.pdf

Francia, legge anti-pirateria: fuori da internet chi scarica .

Una nuova autorità amministrativa contro l'onda d'urto del popolo della Rete. Un meccanismo di sanzioni da applicare secondo una "risposta graduale" contro un esercito di pirati del web che invece ha già una risposta immediata alla legge definitivamente approvata oggi, con il passaggio al Senato. La legge ai tempi di internet e contro chi scarica illegalmente i contenuti artistici, musica e film. Difficile da progettare, ancora più difficile da applicare e avversata in molti casi anche da chi, teoricamente, avrebbe dovuto difenderla.

L'obiettivo è regolamentare la giungla del download che si fa beffa del diritto d'autore. È una zona d'ombra densamente popolata, circa la metà dei 30 milioni di internauti, secondo le statistiche. Dopo il voto favorevole di ieri dell'Assemblea nazionale, anche il Senato oggi ha detto sì con una larga maggioranza: 189 contro 14. I socialisti, che hanno condotto una dura battaglia contro il testo, hanno già annunciato un ricorso al Consiglio costituzionale. Alla Camera i voti a favore sono stati 299, quelli contrari 233 e ciò significa che 44 deputati dell'Ump e del Nuovo Centro non si sono espressi a favore. Non sarà contento Nicolas Sarkozy, che dell'approvazione di questa legge aveva fatto una questione di principio dopo la clamorosa bocciatura del 9 aprile con la quale era stato azzerato il primo dibattito parlamentare.

La legge sulla Creazione e internet è considerata una delle più restrittive d'Europa in materia, secondo molti invasiva e limitante delle libertà individuali. L'authority responsabile della sua applicazione (Hadopi, secondo l'acronimo francese) avrà a disposizione l'arma del doppio avvertimento e dovrà rintracciare, con la collaborazione dei fornitori d'accesso a internet, gli autori del download illegale, o meglio i protocolli di rete nei quali viene registrata la violazione. Ci sarà una prima mail di avvertimento nella quale si ricordano i termini di legge, seguita, in caso di nuova violazione, da una lettera raccomandata che rappresenta l'ultimo monito prima della sospensione del collegamento a internet. Ciliegina sulla torta, un emendamento inserito nell'ultima fase della discussione prevede che l'abbonamento continui a essere pagato anche durante l'interruzione del servizio.

Non è però detto che l'eventuale approvazione al Senato ponga la parola fine alle vicissitudini del provvedimento. I socialisti hanno già detto che faranno ricorso alla Corte costituzionale, mentre resta sempre aperto il fronte con il Parlamento europeo, che la settimana scorsa ha approvato a larga maggioranza un emendamento al pacchetto telecom in cui si oppone all'oscuramento di internet da parte di un'autorità amministrativa. Parigi conta di regolare la faccenda in sede di Consiglio europeo (una riunione dei ministri delle tlc è prevista il 12 giugno) ed è convinta di poter raccogliere alleati per la sua causa.

Il dibattito in materia è stato feroce anche al di fuori delle aule parlamentari. Esponenti autorevoli del mondo artistico hanno accusato il Partito socialista, contrario alla legge, di "divorzio" dal mondo della cultura. Juliette Greco, Pierre Arditi, Maxine Le Forestier hanno perfino scritto al segretario del Ps, Martine Aubry, e la destra ha ovviamente gioito di questa pretesa spaccatura su una legge che dopotutto difende la creazione, il diritto d'autore e un'industria in crisi. Gli animi erano talmente surriscaldati che c'è perfino scappata la vittima collaterale con piccolo giallo annesso: il licenziamento di un giovane dirigente di TF1, Jérôme Bourreau Guggenheim, responsabile dell'innovazione web del gruppo televisivo, colpevole di aver scritto una mail, finita sulle scrivanie del ministero della Cultura e misteriosamente smistata al suo datore di lavoro, nella quale criticava il progetto di legge.

Comunque vada, la Hadopi sarà operativa in autunno e le prime sanzioni arriveranno eventualmente nel 2010. Il popolo della rete è già organizzato e si sprecano i siti che dovrebbero aiutare ad aggirare un provvedimento ancora in fase di approvazione. Un esempio tra i tanti, quello di peer2me, fondato da due giovani di Nizza, che dà agli internauti una chiave d'accesso per creare un network privato di download, ovviamente illegale.

Droghe, ora le mafie le producono in proprio.

Le mafie hanno cominciato a produrre in proprio la droga e questo perché "la coltivazione diretta garantisce guadagni maggiori e meno rischi per il trasporto". È l’allarme che emerge dalla relazione della Direzione centrale dei servizi antidroga (Dcsa). Nella Valle dello Jato, vicino a Palermo, si ricorda nella relazione, "è stata trovata la più grande piantagione di hashish e marjiuana mai vista in Italia, oltre un milione e 400mila piante che la forze di polizia hanno sequestrato".

Cannabis oro verde La produzione di cannabis sta diventando l’oro verde del capitalismo criminale. Calabria, Sicilia e Puglia, dice la Relazione, sono le regioni in cui proliferano le piantagioni di canapa indiana, il Sud è la zona scelta dai trafficanti anche per ragioni climatiche. Dietro c’è la longa manus di Cosa Nostra.

'Ndrangheta, una holding Ed è la i'drangheta "una delle grandi holding della droga", si legge nella relazione del Viminale, specializzata nel commercio della cocaina, ha contatti con mezzo mondo, "è l’organizzazione che negli ultimi venti anni ha fatto diventare l’Italia il centro strategico del mercato globale della coca, instaurando contatti diretti con i narcos della Colombia e detenendo il monopolio del traffico in Europa". Ma le organizzazioni criminali sono transnazionali e pronte a formare alleanze anche per un solo affare, una sorta di criminal agreement in funzione della convenienza economica.

Le "puntate" per l'acquisto Nasce così il sistema delle "puntate", un modo per raccogliere ingenti capitali con la partecipazione di più cartelli, che fanno capo a una o più organizzazioni, per acquistare grosse partite a prezzi sempre più vantaggiosi, in modo da immettere sul mercato droga per tutte le tasche.

Sempre più minori trafficanti Aumentano i minori coinvolti nei traffici di droga in Italia (in maggioranza al nord) mentre calano le donne. I minori segnalati all’autorità giudiziaria nel 2008 sono stati 1.124, di cui 76 in stato di arresto, corrispondenti al 2,19% del totale delle persone segnalate a livello nazionale, con un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dell’8,29%. I minori coinvolti risultano distribuiti per il 46,44% al nord, per il 23,22% al centro e per il 30,34% al sud e nelle isole. In particolare 1.114 minori sono stati segnalati per traffico illecito e 10 per associazione finalizzata al traffico.

Sempre più denunce In aumento, rispetto agli anni precedenti, le denunce relative all’hashish, all’eroina e alla cocaina, mentre diminuiscono quelle per la marijuana 118 (-11,94). Tra i minori denunciati 209 sono risultati di etnia straniera, in particolare marocchini e albanesi. "il fenomeno della droga - conferma Stefano Benettoni, direttore centrale della Dcsa - investe sempre più le fasce giovanili, significativi quelli coinvolti in attività di spaccio. Appare dunque utile, una collaborazione tra tutti gli operatori impegnati nella lotta alla droga, nel campo preventivo e in quello propriamente repressivo della polizia". Le donne segnalate all’autorità giudiziaria nel 2008 sono state 3.054, di cui 2.352 in stato di arresto, con un decremento rispetto al 2007 del 4,74%.

Giornale

Berlusconi alle veline: «Vi porto tutte in Europa!». Ma è uno spot Ryanair

La polemica sulle veline candidate alle Europee, tra le cause della fine del matrimonio tra il premier Silvio Berlusconi e Veronica Lario, torna indirettamente sulle pagine dei quotidiani. Nessun retroscena nè commmenti di illustri politologi: a sfruttare l'onda mediatica della vicenda è stavolta la Ryanair, che usa l'attualità politica per promuovere le tariffe che permettono di viaggiare in Europa con 10 euro.

"Vola anche tu in Europa!", recita lo slogan. Accanto, una vignetta rappresenta un uomo (niente doppiopetto nè cravatta a pois, ma la somiglianza con il presidente del Consiglio Berlusconi è piuttosto evidente) circondato da cinque giovani donne raggianti, calice in mano e sorriso a trentadue denti. «Ma certo... Vi porterò tutte in Europa», assicura l'uomo che tiene per la mano una delle 'candidate'. La compagnia aerea irlandese non è nuova a iniziative di questo genere: era il luglio 2008 quando Ryanair, in chiave espressamente polemica, usò una foto con il ministro Umberto Bossi col dito medio alzato: «Il ministro Bossi ai passeggeri italiani», recitava la didascalia scritta in nero sopra la foto. «Il governo - si leggeva nel banner pubblicitario - supporta le alte tariffe di Alitalia, supporta i frequenti scioperi di Alitalia, se ne frega dei passeggeri italiani».

Nel mirino della compagnia irlandese, il prestito ponte di 300 milioni di euro, concesso dal governo Prodi (e approvato da Berlusconi) alla compagnia di bandiera italiana. Spot che aveva fatto insorgere i leghisti.
Non piacque ai diretti interessati nemmeno lo spot che ritraeva Nicolas Sarkozy e Carla Bruni alla vigilia delle loro nozze. Dalla bocca dell'ex modella, quasi premier dame, una nuvoletta: «Con Ryanair tutta la mia famiglia può venire al mio matrimonio».
L'Eliseo protestò formalmente e Ryanair ritirò lo spot.

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