mercoledì 13 maggio 2009

Veronica ha scelto: contro Silvio in campo l'avvocato di Eluana.

Maria Cristina Morelli è tornata di corsa dalle vacanze: «Posso solo dire che non c’è ancora alcun atto formale»

Sono una persona normale che di mestiere fa l’avvocato», taglia corto Maria Cristina Morelli, il legale del Foro di Milano che Veronica Lario ha scelto per essere difesa davanti ai giudici della nona sezione del Tribunale nella causa di separazione dal marito, Silvio Berlusconi. «Non abbiamo ancora depositato alcun atto formale», aggiunge solo l’avvocato Morelli. La scelta di Cristina Morelli, un nome trapelato dopo molti boatos su chi mai si sarebbe assunto con una lauta parcella l’onere di riportare per l’ennesima volta Berlusconi davanti ai giudici (ma in questo caso per ragioni familiari) è destinata a suscitare insieme allo stupore alle invidie dei suoi più celebri colleghi ancora più clamore politico-mediatico. «Finalmente una persona di cui mi posso fidare fino in fondo», aveva detto di lei lady Veronica. E aveva poi descritto il suo avvocato, richiamato con urgenza a Milano dalle vacanze, come una professionista lontana dallo star system e dalla politica.

«Voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore», dixit Veronica. Nessun matrimonialista di grido in campo, nessuna toga specializzata in divorzi miliardari; da escludere - ovviamente - un qualche avvocato legato all’impero berlusconiano. Certo però quando Veronica Lario ha comunicato il nome di Morelli e il suo numero di telefono a Nicolò Ghedini, il deputato e fido avvocato del Cavaliere, non può che essersi assai turbato. L’inatteso ingresso sulla scena di Cristina Morelli per l’addolorato marito-premier Berlusconi in piena campagna elettorale è davvero una grana in più. Quarantasette anni, alta e molto magra, occhiali, single, Morelli anche fisicamente è donna assai lontana dal genere femminile preferito dal Cavaliere. Brillante e preparata civilista l’avvocato di Veronica è una persona assai riservata. «Ho sempre pensato che per il mio mestiere i rapporti con i media siano incompatibili», dice. Certo non possiede tessere di partito ma da tempo Cristina Morelli si batte con convinzione su un fronte assai delicato: è, infatti, una dei giuristi più impegnati e ascoltati della Consulta di bioetica di Milano che da anni sostiene la necessità di modificare il codice per introdurre anche in Italia norme contro l’accanimento terapeutico e per una «buona morte».

Non a caso i suoi clienti più illustri prima del divorzio Berlusconi sono stati i genitori di Eluana Englaro ai tempi in cui iniziò il calvario giudiziario della giovane di Lecco in stato vegetativo permanente. «Cristina è una persona molto intelligente, nel suo mestiere è un vero mastino»; «E’ una ragazza in gamba molto stimata dai giudici»; «E’ troppo intransigente in una materia dove occorre saper mediare, evitare dannosi conflitti soprattutto per tutelare i figli di una coppia che si separa». Sono alcuni commenti (in verità più positivi quelli dei magistrati che quelli degli avvocati) su Morelli raccolti, a patto dell’anonimato, nei corridoi della nona sezione. Nata a Soresina in provincia di Cremona, laurea alla Statale di Milano, iscritta all’Albo degli avvocati dal 1991, cassazionista dal luglio 2007, Cristina Morelli, di famiglia non ricca, tutta carriera niente mondanità, ha avuto due maestri, il professor Bruno Cavallone, docente di procedura civile alla Statale e l’avvocato Laura Hoesch. Con Hoesch, famosa matrimonialista molto accreditata negli ambienti milanesi di sinistra, Morelli è rimasta fino a quando una decina di anni fa ha aperto un suo studio, in via Fontana accanto a palazzo di Giustizia.

Una sola linea telefonica, nessun sito: sobria nello stile e nel fisico. Grazie al giudice Amedeo Santuosso, uno dei magistrati più competenti in materia bioetica, l’avvocatessa si avvicina a fine Anni Novanta alla Consulta di bioetica. Ricorda Carlo Alberto De Fanti, il neurologo di Eluana Englaro: «Cristina con Santuosso fa parte del team di giuristi che ha elaborato con noi la "Biocard", un modello di testamento biologico che lanciammo senza successo più di 10 anni fa. In quel periodo vennero da noi in Consulta a cercare aiuto i coniugi Englaro; fu automatico indirizzarli a Cristina». E’ la giovane avvocatessa Morelli, ambiziosa legale dalle cause impervie, a scegliere d’ utilizzare la figura del tutore dell’interdetto per consentire a una persona incapace di esprimere la propria volontà attraverso un rappresentante.

Nel 1997 Beppino Englaro diventa tutore della figlia: la lunga e clamorosa battaglia legale ha inizio. Nel dicembre 1999 la Corte di Appello di Milano rigetta la richiesta di rifiuto delle cure ma non solleva obiezioni sul punto. Morelli, in una delle sue rare dichiarazioni, afferma: «E’ un passo importante delle giurisprudenza perché si ammette che anche le persone nello stato di Eluana possano esercitare il diritto di dare o negare il consenso informato alle cure attraverso un rappresentante». La via di Eluana è tracciata. Cristina Morelli, quando esplode il caso Englaro, non appare mai in tv, non manca però a nessun dibattito organizzato a Milano dalla Consulta. Veronica e Cristina, due donne toste e tutte e due pro Beppino Englaro. «E’ stato linciato. Non doveva essere permessa una cosa del genere», aveva confidato a «Repubblica» Veronica Lario. Per Silvio Berlusconi paladino della vita, ben più che un divorzio si prospetta un lacerante strappo.

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